Lo scorso 14 Maggio 2012, Nutanix ha ufficialmente aperto la sua filiale EMEA. In quel periodo stavo testando le schede Fusion-IO cards, ed ero molto interessato a verificarne una loro implementazione in altri prodotti che seguissero la loro filosofia “no SAN”. Fortunatamente, sono stato il primo contatto ufficiale della filiale europea, avendo avuto il piacere di fare una webex di primo mattino quello stesso giorno. Alan e Rob mi hanno illustrato la loro tecnologia, hanno risposto alle mie numerose domande e mi hanno inviato diverso materiale.
Questo articolo vuole essere un riassunto di quanto ho appreso quel giorno, e il primo di una serie che si svilupperà nei mesi a seguire.
La società
Nutanix è una start-up fondata nel Settembre September 2009, da tre soci. CEO Dheeraj Pandey, CTO Mohit Aron e Ajeet Singh – erano tutti precedentemente presso Aster Data Systems. Prima ancora, Pandey e Singh lavoravano in Oracle, dove Pandey fu coinvolto nello sviluppo della Oracle Database Machine e di Exadata, mentre Singh collaborò alla prima strategia cloud di Oracle. Aron era invece in Google, dove guidò la progettazione e lo sviluppo del Google File System (GFS).
Nel passato, Google ha costruito la sua struttura proprietaria distribuita e scale-out convergendo i nodi di computazione e storage usando il GFS per gestire i dati e garantire la loro ridondanza. Facendo ciò, ha ottenuti risparmi economici nell’hardware e ha incrementato le presstazioni basando tutto sull’accesso locale ai dati. Nutanix ha scelto lo stesso tipo di approccio per disegnare il suo sistema distribuito, ma questa volta ottimizzato per gli ambienti virtualizzati. Questo paradigma è stata la prima ispirazione che ha fatto nascere la società, insieme al successo dimostrato da altre compagnie che hanno sviluppato servizi software in forma di appliance.
La soluzione
Nutanix Complete Cluster ritengo sia una soluzione rivoluzionaria per i datacenter e gli ambienti virtualizzati. Oggigiorno c’è un certo interesse ed è “alla moda” parlare di scale-out, e sia le soluzioni server che gli storage di ultima generazione stanno andando in questa direzione. Ma anche quando si usano dischi velocissimi come gli SSD, i dati devono sempre attraversare una rete (ethernet o fibra poco cambia) che può diventare il collo di bottiglia.
Nutanix ha scelto un approccio completamente differente basato sui concetti “shared nothing” o “No SAN”. In pratica, si elimina dall’infrastruttura lo storage SAN (e quindi la sua rete di connessione ai servers) e si porta lo storage direttamente dentro i servers: ogni nodo possiede un quantitativo di storage locale, e grazie al NDFS (Nutanix Distributed File System, dove il background di Google si fa sentire…) i dati vengono replicati tra i nodi per garantire sia la ridondanza ma anche la possibilità di eseguire ogni virtual machine dallo storage locale, anche in seguito a un’attività di vMotion.
L’approccio scale-out coinvolge sia la parte computazionale che lo storage, dato che ogni nodo gestisce entrambi. Quando aggiungete nuovi nodi, NDFS “semplicemente” replica i dati anche nei nuovi servers, in modo che alla fine il singolo filespace cresca in dimensioni, o come dicono loro “grow as you go”.
Da un punto di vista hardware, Nutanix utilizza server 1U a mezza larghezza, e un loro chassis da 2U contiene fino a 4 nodi. Ogni nodo ha il proprio alimentatore, connessioni e dischi, e non vi è un backplane condiviso come nei blade servers, e questo secondo me è un grande vantaggio.
Ogni server monta due cpu Intel, da 48 a 192 Gb di Ram, e uno storage di tipo tiered che parte da una scheda Fusion-IO card per poi offrire un disco SSD e 5 dischi sata. Il tiering e la gestione delle LUN è demandato a una VSA (Virtual storage appliance) proprietaria installata in ogni nodo, e la replica viene effettuata tramite connesisoni a 10G nel backend.
Conclusioni
Nutanix ha scelto un design radicale, ed è veramente differente da ogni altro competitor. L’idea di usare degli elementi costitutivi che si espandono come mattoncini LEGO è davvero affascinante, e porta ulteriori vantaggi come il risparmio di rack units e quindi i consumi elettrici. Uno dei casi d’uso di cui abbiamo infatti discusso durante l’incontro era la colocation, situazione in cui si paga anche per le rack unit utilizzate. Un sistema Nutanix in queste condizioni può far risparmiare molti soldi.
Un’ultima nota sul prezzo, dato che mi immagino tutti vogliano saperne di più. Prima di tutto, ricordatevi sempre che non state comprando dei semplici blade servers! Una soluzione Nutanix dovrebbe essere paragonata a un insieme di server e uno storage con tiering basato su SSD e flash cache. Con questa premessa, un blocco di 4 nodi da 48GB RAM per nodo e 20TB di storage complessivo costa circa 138.000 USD.
La configurazione minima è composta da tre nodi con ognuno 48GB e un totale di 15TB di raw storage (comprendente Fusion IO, SATA SSD e SATA HDD) e consente già di avere più di 15,000 IOPs