Ho avuto recentemente la possibilità di testare brevemente, per una sola giornata, questa appliance di deduplica disco di Dell. Non ho potuto quindi effettuare test estesi o prestazionali, ma una minima valutazione dell’interfaccia di gestione e ricavarne alcune impressioni sul suo utilizzo.
Frutto dell’acquisizione di Ocarina Networks operata qualche tempo fa, e di cui la DR4000 sfrutta la tecnologia di deduplica, questa appliance è la prima nel suo genere da parte di Dell. Dal punto di vista hardware, il DR4000 utilizza un server R720XD con a bordo 12 dischi SAS 10k giri da 300 Gb cadauno. La conferma avviene collegando un monitor alla presa video, dove possiamo vedere il bios Dell e un sistema operativo linux CentOS che viene avviato. Diverse appliance utilizzano sistemi operativi Linux come base di partenza, sopra cui costruiscono il loro varo valore tramite il software proprietario che eseguono.
Una volta avviato il sistema, tutta l’amministrazione avviene attraverso una intuitiva interfaccia web. Non sono presenti tante schermate od opzioni, il tutto si riduce alla creazione di una o più condivisioni di rete nei vari formati supportati (NFS, CIFS o OST per Symantec), e un altro paio di configurazioni, come ad esempio la possibilità di ottimizzare i livelli di deduplica e compressione per privilegiare lo spazio disco o le prestazioni.
Il sistema prevede inoltre la possibilità di replicare il contenuto di una share verso un’altra appliance, ma avendo un solo sistema disponibile non ho potuto testare questa funzione. Ho potuto in ogni caso constatare che è possibile configurare differenti schedulazioni per gestire al meglio l’occupazione di rete delle attività di replica.
Il cliente presso cui ho potuto testare la DR4000 possiede uno storage EMC Clariion CX4-120 connesso via FC a un cluster VMware, e un server di backup fisico con connessione anch’esso FC e Veeam Backup & Replication 6.5 a bordo. Abbiamo svolto alcuni test per capire meglio il comportamento dell’appliance, ma i numeri che vedrete di seguito non vogliono assolutamente essere dei benchmark. Per avere dei numeri pargonabili e non inficiati dal CBT di VMware, tutti i backup sono stati di tipo full. Abbiamo selezionato due virtual machine per un totale di 740 Gb di dischi vmdk, di cui 428 effettivamente utilizzati. Il fabric FC è a 4 gbit, mentre la rete ethernet cui era connessa l’appliance era a 1 Gbit.
Per prima cosa abbiamo effettuato un backup verso lo storage interno del server di backup, costituito da 10 dischi SAS 15k giri aggregati in un raid10.
Con un risultato sui valori di bottleneck corrispondenti a 80% source e 53% target, abbiamo ragionevolmente dedotto che 148 MBs fossero il valore massimo ottenibile dallo storage.
Prima di effettuare i backup verso l’appliance, abbiamo impostato come da best practice la compressione su “dedupe-friendly”. L’esecuzione del backup ha dato questi risultati in Veeam:
Essendo la DR4000 una appliance di deduplicazione di tipo “inline”, era prevedibile una perdita di performance rispetto a uno storage non deduplicato. Il calo è visibile sia nella velocità (da 148 a 77 MBs, dato visibile anche nella console della DR4000)
che nelle differenti indicazioni di bottleneck di Veeam: siamo passati infatti da una prevalenza di Source a una netta prevalenza di Target. Ripeto, niente di inaspettato, ma un parametro sicuramente da tenere in considerazione nel dimensionare una infrastruttura di backup.
Un altro aspetto importante quando si va ad utilizzare un’appliance di deduplica è il suo comportamento in fase di restore. I dati salvati infatti devono essere letti e “reidratati” in tempo reale per fornirli all’applicazione che li sta richiedendo. Abbiamo quindi fatto un test di ripristino dell’intero disco vmdk della virtual machine salvata precedentemente.
Il ripristino è avvenuto ad una velocità media di 60 MBs, valore in linea con quanto emerso durante le attività di backup.
Per concludere, devo dire che la DR4000 è tutto sommato una buona appliance e fa quello che ci si aspetta da un sistema del genere. Mi sarei aspettato una serie maggiore di opzioni disponibili, ma potrebbe anche essere stata una precisa scelta di Dell di rendere l’appliance molto facile da configurare e usare.
Riguardo le prestazioni, i test effettuati sono stati purtroppo troppo brevi per trarne delle indicazioni precise.