La serie di incontri a cui sto partecipando allo Storage Field Day in Denver è partita col botto, abbiamo avuto la fortuna di avere come primo intervento Exablox, che annunciava proprio in occasione dell’incontro la sua uscita dallo stealth mode e si presentava al mondo.
Exablox
Dovessimo usare una sola frase per descriverli: “Object storage for the masses”.
Dopo due anni di sviluppo prima del lancio, i ragazzi di Exablox hanno lanciato la loro offerta di object storage, disegnata con l’obiettivo dichiarato di offrire una soluzione scalabile, molto resistente, dotata di funzioni di livello enterprise, ma allo stesso tempo facile da gestire. Il sistema si fonda su due elementi principali, la Storage Appliance (OneBlox) e il sistema di management (OneSystem).
I principi ispiratori nella progettazione della soluzione sono stati diversi, ma riassumibili in questi quattro punti principali: – Easy to Manage – Easy to Grow – Enterprise Features – Low Cost
Il disegno della soluzione è completamente di tipo scale-out, e si basa su concetti di share-nothing stile BitTorrent per la distribuzione dei dati tra le varie appliance che formano il cluster.
La prima cosa che mi ha colpito è lo chassis. Mentre la maggiorparte delle nuove società utilizzano server Dell o SuperMicro semplicemente ribrandizzati, ExaBlox ha disegnato il proprio chassis per meglio ottimizzare lo spazio a disposizione e l’uso dei vari componenti. Tra questi, spiccano i processori e un sistema molto comodo per la gestione dei dischi: per abbattere i costi, Exablox utilizza normali dischi da negozio, che per essere installati però non richiedono attività con il caccaivite per usare le slitte a disposizione, ma invece utilizza un sistema a scatto estremamente comodo e veloce. Anche questi piccoli particolari fanno la differenza!
All’interno dello chassis, ha trovato posto un processore particolare: non il solito processore X86, ma un Cavium Octeon II. Si tratta di un processore MIPS 64 bit, che permette di ottenere ottime prestazioni per la gestione della cifratura e della creazione degli hash SHA-1 di tutti i blocchi salvati nel sistema. Ogni dato infatti è salvato in formato cifrato; questo permette di non doversi preoccupare della sicurezza dei dati, e tra le altre cose permette di poter dismettere i dischi senza doversi preoccupare della loro formattazione.
A livello di gestione dello spazio disco, non sono previsti sistemi raid. La configurazione minima di un sistema Exablox è una singola unità con 3 dischi. Questo perchè la ridondanza dei dati avviene replicandoli in almeno tre posizioni differenti. Se sono disponibili almeno 3 unità, la replica viene distribuita su ogni unità; se le posizioni disponibili sono inferiori,si usano i dischi interni di una stessa unità. Una replica di questo tipo ha una penalità elevata sullo spazio disco disponibile: per questo viene utilizzata una deduplica sui dati, di tipo inline e realtime, che permette quindi di recuperare spazio disco, in dipendenza ovviamente del tipo di dato salvato nel sistema.
I vari nodi (fino a un massimo di 6 attualmente) vengono interconnessi tra loro e alla rete tramite 4 connessioni ethernet 1G, sulle quali avvengono sia le repliche tra i nodi sia la loro gestione. Il sistema può essere espanso e ridotto semplicemente aggiungendo o sistituendo dischi e nodi al cluster, per una crescita lineate fino a 192 TB di spazio raw, che diventano 64 TB effettivi, sui quali però va calcolato il beneficio della deduplica.
Inoltre, un “ring” composto da un massimo di 6 nodi, può essere replicato verso un secondo ring remoto, acquistando le opportune licenze per la remote replica. Questo permette di ottenere in modo facile e veloce un disaster recovery dei dati contenuti in un ring Exablox. I dati vengono replicati in forma deduplicata, in modo che l’utilizzo di banda per la replica sia minimo.
A livello di front-end, attualmente Exablox espone il proprio storage ai client di rete unicamente tramite protocollo SMB. Una scelta iniziale sicuramente azzeccata anche se limitata (NFS o altri protocolli non sono contemplati), ma ricordiamoci sempre che parliamo di una versione 1.0 lanciata proprio oggi.
OneSystem
La gestione di un cluster Exablox viene realizzata tramite l’interfaccia di gestione, chiamata OneSystem.
Questa ha una particolarità: non è un software installabile presso il cliente che utilizza il cluster, ma è un sistema web-based offerto come servizio da Exablox stessa. In sè il software è ben fatto, permette di creare condivisioni, profili di autorizzazione alle varie condivisioni, connettere un sistema ad Active Directory, e altre attività.
Uno degli obiettivi di design nella realizzazione di questa piattaforma è stata da subito la multi-tenancy: ogni parte della gestione è delegabile, assegnabile a vari utenti o gruppi, anche appartenenti a differenti società. Questo elemento è perfetto per un MSP che voglia offrire questa soluzione a vari clienti, pur potendoli gestire da un’unica console.
Il dubbio che permane, è la necessità di dover connettere un sistema a internet per la sua gestione, e il fatto che alcune attività (come il provisioning di nuove condivisioni o le modifiche alle autorizzazioni) diventino indisponibili se si perde connessione. O pensate a clienti con “dark sites” dove non è autorizzata alcuna connettività verso l’esterno. Anche in questo caso, probabilmente se ci saranno in futuro sufficienti richieste, verrà prevista questa funzione.
Casi d’uso
Sicuramente, questo prodotto è molto orientato al mercato SMB. La sua facilità d’uso, l’interfaccia semplificata, le funzioni di autoconfigurazione, l’espandibilità intrinseca, così come la possibilità di ridurre i costi usando normali dischi da negozio sono orientate ovviamente a questo mercato. Permangono i dubbi relativi alla gestione unicamente possibile attraverso un servizio Cloud, ma come già dicevo bisogna ricordarsi che è una versione 1.0 lanciata proprio durante questo evento.
Vedo alcuni casi d’uso immediati come ad esempio i sistemi di backup o di archiviazione, dove abbiamo spesso bisogno di un sistema che inizialmente abbia certe dimensioni, e al crescere dei dati debba essere espanso secondo necessità, anche in piccoli incrementi. La possibilità poi di replicare due ring distanti tra di loro permette di avere una seconda replica remota dei nostri backup in modo automatico.
Vedremo nei prossimi mesi come crescerà questa soluzione, e come sarà la risposta del mercato a questa nuova proposta.
Infine, se volete saperne di più sulla tecnologia che hanno sviluppato, Tad Hunt, CTO di Exablox, ci ha offerto durante la sua presentazione un impressionante deep dive. Potete vedere il video qui: