L’ultima presentazione a cui ho assistito durante le roundtables di Tech Field Day al VMworld US 2013 ha visto la partecipazione di SimpliVity.
SimpliVity opera nel mercato delle soluzioni hyper-converged, come Nutanix e ScaleComputing. Fondata nel 2009 a Boston, conta ad oggi circa 100 dipendenti, di cui 65 nello sviluppo prodotto; percentuale questa che è sinonimo di un fortissimo sviluppo e innovazione ancora in corso. Il loro prodotto, denominato OmniCube, è un sistema appunto hyper-converged, dove le componenti compute e storage sono collassate in un unico componente, che viene poi aggregato un multipli elementi per creare un sistema completamente scale-out.
Ogni sistema porta con se a livello hardware CPU e memoria, utilizzate dall’hypervisor con cui viene installato (VMware vSphere ad oggi). Al suo interno vi è una virtual machine denominata SVT. La virtual machine prende in carico la gestione di tutto lo storage locale di ogni nodo, composto da dischi meccanici e SSD utilizzati in congiunzione per offrire uno storage con tiering. Quando più OmniCube vengono aggregati in quello che SimpliVity chiama Federation, i dati vengono replicati e distribuiti su tutti i sistemi presenti. Per questo ad esempio è vincolante la presenza di una rete 10G: le scritture vengono replicate in modo sincrono tra i vari nodi, e quindi una rete 1G diventerebbe un collo di bottiglia per le prestazioni del sistema.
Ci sono molti concetti che sono simili a quelli di altri concorrenti: la presenza di una VSA che rappresenta il cuore della soluzione, l’utilizzo delle funzioni di networking di vSphere per tutte le comunicazioni tra i nodi, lo storage che viene esposto come NFS a vSphere stesso, la presenza di HDD e SDD per effettuare il tiering, l’ottimizzazione dello spazio disco tramite deduplica e compressione. Ciò perchè molti ingegneri di queste soluzioni hanno realizzato che queste soluzioni erano le migliori per realizzare un sistema scale-out: l’integrazione diretta a livello di kernel di ESXi avrebbe probabilmente richiesto troppo tempo, o sarebbe stata comunque difficoltosa non essendo ESXi un sistema operativo open-source di cui sia disponibile il codice sorgente. L’utilizzo di una VSA è un metodo molto elegante e veloce di realizzare queste soluzioni.
SimpliVity possiede comunque dei tratti distintivi. Mentre altri concorrenti hanno rinunciato a molte ridondanze del singolo nodo puntando sulla ridondanza complessiva offerta a livello di cluster, qui è presente una protezione dello storage a livello di singolo OmniCube, realizzata tramite raid, e anche un doppio alimentatore. Se da un lato il raid locale riduce lo spazio disco effettivamente disponibile e riduce le prestazioni del pool di dischi, garantisce la protezione dei workload in caso che un singolo disco locale si rompa.
Una cosa molto interessante è OmniStack: si tratta del loro “Data Virtualization Engine”, e fornisce al loro sistema capacità di deduplica, compressione e ottimizzazione sui dati gestiti. Tramite una scheda PCI proprietaria progettata direttamente da SimpliVity, denominata “OmniCube Accelerator”, tutte queste funzioni sono abilitate e realizzate inline. In questo modo, le attività di IO verso ogni livello dell’infrastruttura (RAM, SSD, HDD) vengono ridotte sensibilmente, rendendo il sistema più performante: anche se non è intuitivo da comprendere, gli IO limitati di un hard disk meccanico sono lenti, quindi meno scritture e letture si devono effettuare, più il sistema nel suo complesso sarà veloce.
SimpliVity ha infine posto a mio avviso particolare attenzione a due aspetti: l’introduzione dei loro sistemi in ambienti produttivi, e la protezione dei dati. Pochi ambienti vengono costruiti da zero utilizzando i loro sistemi, mentre spesso questi vengono introdotti in ambienti dove sono già presenti differenti soluzioni “standard”. Per questo SimpliVity permette di esporre lo storage NFS all’esterno del loro cluster (anche se loro non amano chiamarlo cluster…), in modo che sia possibile tramite vSphere procedere ad attività di Storage vMotion. E’ una possibilità vista anche in altri concorrenti, e permette di introdurre un sistema di questo tipo a fianco di quanto già esistente, in modo che possano convivere, o che la migrazione possa avvenire per gradi.
Per quanto riguarda la protezione dei dati, oltre alla scrittura dei dati in due posizioni differenti all’interno del sistema, è possibile effettuare i backup delle VM verso altre “federation” di OmniCube, o verso Amazon EC2. Questo avviene installando la loro virtual machine SVT direttamente dentro EC2: da qui è possibile unire alla federation locale anche la SVT presente su Amazon, e definire delle policy di replica tra le due aree. Ovviamente la replica riguarda i dati dello storage, ma non è possibile avviare in Amazon le VM, dato che Amazon non utilizza vSphere e quindi il formato è differente. Forse in un futuro, col supporto a vCloud Director, anche questa cosa sarà possibile… Per il resto, SimpliVity è in grado di lavorare a livello di singola VM e non di intera LUN, e di replicare le VM verso altre aree sia locali che remote, applicando differenti policy per quanto riguarda la retention. Attenzione, non si tratta comunque di un backup in senso stretto: non vengono utilizzate le snapshots di vSphere ne VSS. La copia avviene a livello storage, replicando i blocchi disco modificati. I consistency groups (gruppi logici di VM che devono essere replicati congiuntamente) non sono ancora disponibili, lo saranno in futuro.
In definitiva, SimpliVity è una soluzione molto interessante. Loro e Nutanix sono i due principali protagonisti in questo mercato relativamente giovane. Hanno molti tratti comuni ma anche sostanziali differenze. Vedremo nel breve e medio periodo come evolverà questo mercato, e se compariranno altre nuove soluzioni, sia da parte di nuove startup oppure da qualche big vendor. Dalle presentazioni ascoltate, il ciclo di sviluppo per avere una prima soluzione stabile e commerciabile di queste tecnologie pare essere di circa 2 anni, quindi avviare adesso una società concorrente vorrebbe dire essere pronti sul mercato nel 2015 almeno; quello che non sappiamo è se ci siano altre società in “stealth mode” pronte a venire allo scoperto.
Ecco di seguito, infine, la presentazione completa:
http://www.youtube.com/watch?v=ehpI9wrRJhI
[Questo post è un lavoro originale di Luca Dell’Oca, pubblicato sul blog www.virtualtothecore.com ]