Il mio piccolo viaggio alla scoperta del nuovo servizio di public cloud di VMware non può che iniziare dall’interfaccia che VMware offre ai propri utenti.
vCHS viene proposto in due versioni: “Dedicated Cloud” e “Virtual Private Cloud”. Senza voler entrare nei dettagli delle due differenti offerte, che potete leggere al link che ho indicato, la differenza sostanziale tra le due offerte è la disponibilità nella “Dedicated Cloud” di hardware dedicato e non condiviso con altri clienti del servizio.
L’accesso che ho ricevuto è per la soluzione “Virtual Private Cloud”, ed è condiviso con altri vExpert che stanno partecipando con me al programma di test.
Una volta effettuata la login, ecco come si presenta una Virtual Private Cloud:
VMware ha scelto di sviluppare un’interfaccia proprietaria, sfruttando le API che vCloud mette a disposizione di chiunque lo utilizzi, e infatti altri vCloud Providers hanno realizzato le loro interfacce proprietarie. Non so in quale percentuale le API di vCloud siano state riportate su vCHS, in ogni caso è possibile, per quelle operazioni non previste, recarsi comunque su vCloud Director tramite un semplice link.
Dopo aver girato per la GUI, devo dire che la prima impressione è estremamente positiva: la dashboard da un immedito riscontro delle risorse acquistate e di quelle consumate, sia in termini globali sia per singolo Virtual Datacenter. Le principali attività che è possibile compiere sono presenti, come ad esempio tutta la parte di gestione delle VM:
Ho iniziato pensando a un potenziale cliente del servizio. Essendo il servizio stesso denominato Hybrid, ho immaginato una società che già possiede una propria infrastruttura virtualizzata “on premise”, e che ha deciso di estenderla utilizzando vCHS. Inizialmente, avrà valutato quali workload ha senso esternalizzare e spostare su vCHS; tra i candidati più probabili ci potranno essere ad esempio la posta aziendale (magari con un server MS Exchange), oppure ancora un ulteriore domain controller per proteggere la propria struttura AD in caso di problemi al sito aziendale.
Ho quindi iniziato col creare una piccola virtual machine, che diventerà poi il terzo domain controller del mio laboratorio, in aggiunta ai due che già possiedo in locale. Su vCHS è possibile attingere a un catalogo di VM già preconfezionate, gestire un proprio catalogo attraverso vCloud (caricando sia template in formato OVF sia file ISO), oppure creare una VM completamente da zero.
Essendo Active Directory del mio laboratorio basata su Windows 2012, ho potuto utilizzare direttamente uno dei template disponibili e creare in poco tempo la mia prima virtual machine.
Il processo di creazione è molto intuitivo e semplice, come vedete da questa schermata vengono richiesti i pochi parametri indicati, e da qui in poi vCHS procede a creare la VM.
Una volta disponibile, è possibile configurare la VM scegliendo a quale delle reti disponibile connetterla, editare ulteriormente i parametri hardware della stessa, oppure procedere al suo primo avvio e alla personalizzazione del Guest OS.
La gestione delle virtual machine è possibile per la gran parte delle quotidiane operazioni direttamente dall’interfaccia di vCHS, senza dover accedere al sottostante vCloud Director.
Una cosa che mi ha molto incuriosito, vedendo i vari comandi disponibili nell’interfaccia, è “Register for backup”:
Non ho ulteriori informazioni al momento, se non il fatto che è è previsto e sarà disponibile un sistema di backup delle virtual machine, direttamente integrato nell’interfaccia dell’utente.
Penso che il self service della Data Protection in una piattaforma IaaS sia un notevole plus. Tutti (o almeno lo spero…) i cloud provider offrono e gestiscono i backup delle varie virtual machine che ospitano, ma difficilmente è possibile per il cliente gestire in proprio le attività di backup e soprattutto di ripristino. Questo perchè gli strumenti di backup interagiscono con la sottostante infrastruttura vSphere, alla quale giustamente il cliente non ha accesso.Ben vengano quindi soluzioni di questo tipo!
Sarà interessante poterla testare quando sarà attivata, e poterla comparare con soluzioni alternative come l’imminente Veeam Backup & Replication 7 ad esempio, che promette anch’esso la possibilità di delegare all’utente finale alcune attività.